La storia del giovane ricco comincia da questa domanda fondamentale: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?» (Mt 19,16). La discussione e l’approccio del giovane assomigliano ad altri incontri in cui gli uomini sono invitati a seguire Gesù. Ma questo incontro ha un tema diverso: la vita eterna e come ci si arriva. L’insegnamento fondamentale che Gesù offre è quello dei comandamenti: evitare il peccato. Ma per il giovane, questo non basta. Allora Gesù gli propone la perfezione, e la perfezione è questa: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19,21). E qui troviamo il cuore celeste del consiglio evangelico della povertà: il tesoro nei cieli. Attraverso la carità e la generosità verso i poveri, le nostre ricchezze terrene si trasformano in tesori celesti. Nel dono fatto ai poveri, la moneta terrena si trasforma in moneta celeste. Mentre l’egoismo produce l’effetto opposto. Come ci ricordava un altro passo del vangelo: «Chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio» (Lc 12,21).
La dimensione celeste del passo citato da Francesco nel secondo capitolo della Regola ci dice qualcosa di importante. La scelta di entrare nella fraternità per il postulante non è solo l’adesione alla vita di una comunità o la scelta di uno stile di vita. È innanzitutto una scelta per il cielo, l’inizio di un cammino verso la vita eterna. Questo è solo l’inizio del cammino, ma l’obiettivo è chiaro fin dall’inizio: è la vita piena, la vita vera.