di Michele Marconi

Biblioteca di Monteripido, 30 marzo 2019

In continuità con il convegno Abitare il silenzio del 2018, l’associazione culturale Stromata – con il patrocinio dell’Università degli Studi di Perugia e dell’Istituto Teologico di Assisi – propone un’ulteriore occasione di riflessione. Questa volta sarà a partire dall’esperienza dei diversi credo religiosi per rintracciare nel silenzio un territorio comune alle religioni e una possibile via d’accesso all’incontro con l’altro in nome dei valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune.

Intervengono:

  • Massimo DonàUniversità Vita-Salute San Raffaele
  • Swamini Hamsananda Ghiri – vicepresidente Unione Induista Italiana
  • Abd al Al Ghafur Masotti – responsabile dialogo interreligioso COREIS (Comunità Religiosa Islamica Italiana)
  • Padre Giulio Michelini – biblista e preside dell’Istituto Teologico di Assisi
  • Giulia Niccolai – monaca buddista e poetessa
  • Piero Stefani – presidente SAE (Associazione interconfessionale di laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano)

Modera:

 

Silenzio: assenza e presenza – Swamini Hamsananda Ghiri
Nell’induismo il silenzio non è la contrapposizione alla parola, non è assenza di parola. Nel Veda, il testo
dell’induismo, tutto si fonda sulla sillaba Om che contiene tutto il Veda, tutto l’universo, tutta la
manifestazione. Parliamo di una teologia sonica, del suono come energia che permea tutto l’universo, una
concezione simile al concetto moderno di fisica quantistica. La creazione avviene attraverso il suono, capiamo
poi il ruolo del silenzio.
In un testo indù sta scritto che “gli stadi inferiori si apprendono nella parola, gli stadi superiori nel silenzio”.
Il silenzio è un processo a cui noi dobbiamo ambire che porta attraverso diversi stadi a quel silenzio profondo
della meditazione. Ogni nota si gusta per il silenzio, uno spazio del mondo che si alterna all’azione e che
occupa una stasi. Ogni movimento si comprende attraverso un attimo di stasi e di silenzio. Entrare in quel
momento permette la contemplazione. La metafora della musica fa capire bene questo, dove ogni nota si gusta
attraverso le pause di silenzio. È grazie anche al silenzio che si rende udibile la musica. Tutto è silenzio nella
sua essenza.
Il silenzio ha un aspetto trascendente, è quella definizione che non si può dare. Il Veda dà grande importanza
alla parola, essa è l’aspetto del divino che si manifesta, il suono e la parola generano la creazione. La parola
viene generata e riposa nel silenzio. I saggi attraverso il silenzio dell’ascesi hanno percepito la forza della
parola. Il connubio è fortissimo. La parola ha un aspetto segreto, una potenzialità che non si esprime a tutti.
La parola si rivela solo quando si è molto intimi con essa.

Silenzio uguale meditazione – Giulia Niccolai
La meditazione tramite il silenzio è fondamentale nel buddismo. La relazione, però, si è basata per lo più
sull’esperienza personale religiosa della relatrice senza approfondire in alcun luogo il tema del silenzio nel
mondo buddista.

Dumiàh: il silenzio profondo dell’ebraismo – Piero Stefani
Dio parla, il silenzio è presupposto dell’ascolto e del dialogo. In principio c’erano le tenebre, la parola ha
portato la luce. Il deserto (midbar) è individuato nella tradizione mistica come il luogo che contiene la parola
(dabar), è il silenzio dell’esperienza possibile. Elia, una specie di Mosè del silenzio, è la figura che ha incarnato
di più il deserto.
“Una voce di silenzio” è la traduzione letterale del passo in cui si dice che Dio si manifesta in una brezza
leggera. Il silenzio è il luogo in cui Dio parla. Il silenzio può essere una grande comunicazione ma anche una
non comunicazione.
Ci sono anche altre parole per esprimere il silenzio, come un silenzio leggero, il tacere.

Il silenzio di Gesù nei Vangeli – Giulio Michelini
Prima del silenzio di Gesù si deve parlare del silenzio su Gesù, perché non ci sono racconti prima di un certo
periodo della sua vita, se non colmati da alcuni apocrifi. Il silenzio deve essere accolto perché non si può sapere
tutto del mistero.
In un episodio evangelico una donna straniera siro-fenicia si rivolge a Gesù il quale però rimane in silenzio,
un modo di disconfermare. Il fatto che non le rivolga parola dice l’ignorare la richiesta della donna. È un
ignorarla però solo temporaneo, perché poi accoglie la richiesta della donna. Questo silenzio è provvisorio ma
ricco di significato teologico perché ribadisce il progetto di apertura.
Altro episodio è quello della donna adultera, in cui Gesù si mette di fronte agli avversari, scribi e farisei, con
il silenzio. Il silenzio di Gesù, accompagnato dallo scrivere per terra, qui sembrano un modo per prendere
tempo. Il silenzio è una esplicita modalità di risposta di Gesù anche in altri episodi. Ad esempio alla domanda
sulla sua autorità Gesù non risponde ma fa una contro domanda. Il silenzio è un mezzo utile a mettere in rilievo
la volontà di non rispondere. Ma è anche la risposta stessa che obbliga a far riflettere gli avversari che non
sono così sinceri non tanto sul contenuto ma sulla modalità di comunicazione.
Altro episodio è in sede di processo, di fronte al sinedrio, quando non risponde alla domanda del sommo
sacerdote. Il silenzio di Gesù di fronte alle autorità è paradossale. Egli invita i discepoli a non temere perché
lo Spirito gli suggerirà cosa rispondere. Gesù qua non risponde, invece. Altro paradosso sta nel fatto che il
silenzio è causato non dall’idea che Gesù si avvale dalla facoltà di non rispondere, ma sta nel fatto che Gesù
sta rispondendo con il suo silenzio.
Il silenzio, che troviamo all’inizio della vita di Gesù, accompagna la conclusione della sua vita storica con la
sua morte in occasione del quale si può parlare di un vero e proprio silenzio tombale, interrotto però dal
terremoto matteano all’apertura della tomba, ripreso dal vangelo apocrifo di Pietro.
Il silenzio all’inizio della vita nascosta di Cristo così come quello della fine della sua vita non è scelto da Gesù,
ma è subito da Gesù, non raccontato. Poi Gesù però in alcuni momenti non parla. È certa, però, l’impossibilità
dell’incomunicabilità per Gesù. Nel silenzio su Gesù e di Gesù è pure sempre nascosta una comunicazione di
Dio.

Silenzio nell’islam tra interiore ed esteriore – Abd Al Ghafur Masotti
Tra i 99 nomi di Dio non c’è il silente, ma c’è “assami” che è “colui che ascolta”. Dio parla attraverso la creazione
e la rivelazione. Dio è colui che ascolta in silenzio ma anche colui che parla, il silenzio diventa parola e la
parola diventa silenzio.
Nel Corano si parla del silenzio nella Sura 19, in cui si racconta di Zaccaria e del suo silenzio come un segno,
una testimonianza e una prova, propedeutico ad un figlio che sarà voce di uno che grida nel deserto. La stessa
cosa sarà per Maria nella stessa Sura, invitata da Dio dopo il parto a fare un digiuno della parola, un digiuno
nel silenzio.
Nella Sunna Profetica, altra fonte della dottrina islamica, ci sono numerosi detti del profeta Mohammed che si
riferiscono al silenzio. Il silenzio è fondamentale per meditare. Si può dire che il silenzio è anche al di sopra
della meditazione, una sorta di pace dei pensieri, la prospettiva più alta della meditazione.
Nella tradizione islamica Gesù è considerato un profeta silenzioso.
In arabo esiste un termine, Assamit, “il silenzioso”, contrapposto a un altro termine che significa “il parlante”
che possiamo individuare come la contrapposizione tra interiore ed esteriore. Non solo Dio, ma anche l’uomo
deve essere silenzioso per ascoltare Dio che gli parla.
Jalal al-Din Rumi, poeta islamico, è chiamato maestro del silenzio.

Lo sguardo pietrificante dell’arte – Massimo Donà
Il silenzio assordante delle parole nella filosofia. Diamo voce a ciò che non ha voce, a ciò che è silente.